2012/08/26

Recoaro - "Le montagnole alte" trail


By now you will know that I love walking. Of all the ways to keep fit, walking is the easiest, safest and cheapest and walking can also be fun.
Hills and mountains are close at hand and so there is plenty of choice. Wanting to escape the city heat for a while last Saturday we went to Recoaro Mille (alt. 1.006 m) which is about 40 km north - west of Vicenza in the pre-Alpine valley of the Little Dolomites. We did not want to make things difficult so we decided to take the chairlift that from Pizzegoro takes you to Monte Falcone (alt. 1.606m) and which saved us a two hours  uphill walk.

Around the thirteenth century, the Cimbri (Bavarian people) settled in the valleys of the Venetian Pre-Alps and their spoken German has left its mark in the names of these areas. "Spitz-gar" or "depression at the top" is the name given by these ancient inhabitants to the place that over the centuries has become "Pizzegoro." This valley, called "busa" (dip) by the locals, was once completely covered by a vast beech forest. Around the fifteenth century, in fact, the area was deforested radically by the Venetian Republic who needed the timber for its shipyards.

Anyway, to get back to last Saturday, in 20 minutes we reached Monte Falcone. As we went up on the chairlift it was amazing how soundless everything was: apart the cawing of some crows, we were surrounded by a majestic silence! 

   
    The Monte Falcone chairlift - La seggiovia Monte Falcone

Come avrete capito  a me piace molto camminare. Di tutti i modi per tenersi in forma, camminare è il più semplice, il più sicuro e  il più economico oltre ad essere anche divertente.
Colli e montagne sono a portata di mano e quindi  non c’è che da scegliere. Volendo evadere dalla calura cittadina per un po’, sabato ci siamo recati  a  Recoaro Mille  (1.606 mt) che dista circa  40 km a nord – ovest di Vicenza. Non  desideravamo fare cose impegnative e quindi abbiamo deciso di prendere la seggiovia che da Pizzegoro porta al rifugio Monte Falcone, risparmiando un dislivello di 600 metri e 2 ore di camminata.

Attorno al XIII secolo i Cimbri (coloni venuti dalla Baviera) si stanziarono nelle valli delle Prealpi venete e la loro parlata germanica ha lasciato traccia nei toponimi di queste zone. “Spitz-gar”, ovvero “avvallamento sulla cima” è il nome dato da questi antichi abitanti alla località che nel corso dei secoli è diventata “Pizzegoro”. Questa conca, chiamata “busa” dagli abitanti del luogo una volta era completamente ricoperta da un vastissimo bosco di faggi. Attorno al XV secolo, infatti,  la zona venne disboscata radicalmente dalla Serenissima Repubblica per far fronte alla grande richiesta di legname necessario per i propri cantieri navali.
  
In ogni caso, per tornare a sabato scorso, in 20 minuti abbiamo raggiunto Monte Falcone. Sulla seggiovia è stato incredibile come tutto era silenzioso: a parte il gracchiare di alcuni corvi, eravamo circondati da un silenzio maestoso!

  
  The  Chiampo-Agno Valley - L'alta valle del Chiampo-Agno




At the top the view of the green lush Chiampo-Agno Valley was spectacular. At the hut we drank a coffee and talked to the lady who runs it for a while: we weren’t in a hurry, the day was beautiful and we wanted to take it easy and enjoy the peace and tranquillity of the place.  
From the hut, we walked a bit downhill and then took trail no. 202 (also known as "Le montagnole alte" trail) that leads to the Ristele Pass located at alt. 1.641 m. Almost immediately we found ourselves in the midst of a shady, cyclamen scented beech forest. The tiny beautiful flowers were everywhere: I have never seen so many and their perfume was simply divine.

The trail is made of relaxing ups and downs and is suitable for all mountain lovers. The few uphill stretches are never long or continuous and, apart the crossing of a small gully there are no dangerous passages. After about 3 hours and before arriving at the Ristele Pass, the trail enters the beautiful open pasture land of the upper Fraselle Valley and along the grassy path you have the feeling of being in the “Middle-earth”. In the past, when Trento was Austrian, these roads were used by smugglers to exchange goods. 


           The trail passes through high pasture lands
                Il sentiero si snoda tra alti pascoli 
  
In cima la vista della verde vallata del Chiampo-Agno era spettacolare. Al rifugio abbiamo preso un caffé e parlato con la signora che lo gestisce per un po’: non avevamo fretta, la giornata era bella e volevamo prendercela comoda.
Dal rifugio siamo scesi un po’ e abbiamo preso il sentiero n. 202 che porta al Passo Ristele a 1.641 metri. Quasi subito ci siamo ritrovati in mezzo a freschi boschi di faggio da dove sprigionava il profumo intenso di ciclamini. I piccoli fiori erano ovunque: non ne ho mai visti così tanti ed il loro profumo era semplicemente divino

Il percorso è fatto di rilassanti saliscendi ed è adatto a tutti gli amanti della montagna. I pochi tratti in salita non sono mai lunghi o continui e, a parte l’attraversamento di un piccolo canalone, non ci sono passaggi pericolosi.
Prima di arrivare al Passo Ristele, dopo tre ore circa, il sentiero entra negli aperti pascoli dell’alta Valle Fraselle e si ha la sensazione di essere nella “Terra di Mezzo”.
In passato, quando Trento era austriaco, queste strade erano utilizzate dai contrabbandieri per lo scambio di merci. 



     Panorama from the Ristele Pass - Vista dal Passo Ristele



At this point you can continue along trail no. 120 and reach the Cesare Battisti mountain hut or descend  trail no. 121. We decided to take trail no. 121 that from the pass took us down to the valley that lead back to Pizzegoro where we had left our car.
Honestly, I don't think I'd ever want to do this trail again, at least not downwards. For the first 300 m drop, in fact,  the trail is almost vertical with tight hairpin bends and full of scattered rocks and landslide material. I descended with some trepidation and in the steeper sections I sat and slowly lowered myself down. It was a bit scary and definitely not fun! 



                    The trail no. 121 - Il sentiero n. 121 


A questo punto si può proseguire lungo il sentiero n. 120 e raggiungere il rifugio Cesare Battisti o scendere per il sentiero n. 121. Noi abbiamo deciso di scendere  e riportarci a Pizzegoro dove avevamo lasciato la macchina.
Se devo dire la verità non rifarei il sentiero n. 121, almeno non  in discesa. Fino a metà percorso, infatti,  il sentiero scende quasi in verticale con tornanti strettissimi e disseminati di sassi e materiale franoso. Una discesa pericolosa e decisamente non divertente! 


    
                      Views seen descending trail 121  


                                  Viste dal sentiero 121

The day, apart the Ristele Pass descent, was quite relaxing. When we finally arrived at the car, even if my knees and toes were  sore I really felt good. We had enjoyed some marvellous views up there but most of all we had experienced a surreal atmosphere given by the silence encountered throughout most part of the walk. 

"Silence is there to be discovered, perhaps for a moment, perhaps for one day, perhaps to become part of our lives" (Kristin Flood "The encounter with Silence")


    

Questa passeggiata, a parte la discesa dal Passo Ristele, non presenta particolari problemi. E’ indispensabile, comunque, un po’ di allenamento fisico atto a sostenere una lunga camminata ininterrotta per almeno qualche ora.
Alla fine, le ginocchia e le dita dei piedi erano doloranti in quanto messe a dura prova dalle discese coperte di pietrisco. La fatica è stato ripagata, comunque, dai panorami che abbiamo goduto e dal clima quasi surreale regalato dal silenzio incontrato in buona parte del percorso.      

“Il Silenzio è lì per essere scoperto, forse per un attimo, forse per un giorno, forse per diventare parte della nostra vita” (Kristin Flood “L’incontro con il Silenzio”)


   

I don’t know about you, but to me those cows on the alpine meadow bring to mind the cow Milka" even if that is a spotted white and lilac cow. In short, it takes nothing for me to associate things to chocolate. I love all sorts of chocolate: dark, milk, nutty. I love  the smooth, silky  chocolates that just melt in your mouth. Even if in summer I eat very little chocolate I never say “no” to a “gelato al cioccolato”
Here are two simple recipes for a “chocolaty” summer!


Barbajada

Invented in the nineteenth century by Mr Barbaja, owner of a famous cafe  in Milan, this drink is excellent served hot or cold. After dinner on hot summer nights it’s a valid substitute to coffee.


X 4 people
1 cup of coffee
1 cup of chocolate
1 cup of fresh cream
Sugar

Put in a saucepan a cup of coffee (about 200 ml) a cup of chocolate (made with unsweetened cocoa powder and water) and a cup of fresh cream. Put the pan over the heat and whisk until frothy. Add sugar according to taste, and pour the drinks into the cups, complete each portion with a spoonful of whipped cream. In the summer, allow to cool and then place in the refrigerator in a glass bottle and serve after a meal instead of coffee.




Non so voi, ma a me quelle mucche distese sul prato alpino fanno venire in mente la mucca “Milka” anche se quella è pezzata di bianco e  lilla. Insomma, basta un niente e io penso alla cioccolata che divorerei a tavolette. Anche se con moderazione, neppure in estate mi faccio mancare la cioccolata: un gelato, un frappé, un semifreddo alla nutella!

Ecco due semplici ricette per un estate cioccolatosa! 


Barbajada

Inventata a Milano nell’ottocento dal sig. Barbaja, proprietario di un famoso caffé, questa bevanda è ottima anche fredda.


X 4 persone
1 tazza di caffé
1 tazza di cioccolato
1 tazza di panna fresca
Zucchero

Riunite in una pentola una tazza di caffé (circa 200 ml) una tazza di cioccolata (preparata con cacao amaro e acqua) e una tazza di panna fresca. Mettere il recipiente sul fuoco e sbattere il tutto con una frusta, fino ad ottenere un composto schiumoso. Aggiungete lo zucchero, secondo il gusto, e versare la bevande nelle tazze; completare ogni porzione con un cucchiaio di panna montata.  D’estate lasciare raffreddare e poi mettere in frigorifero dentro una bottiglia di vetro e servire a fine pasto al posto del caffé.




Peaches stuffed with amaretti and cocoa

4 large  yellow peaches 
50 g of amaretti (small, crunchy, almond biscuits) 
50 g of sugar
2 tablespoons unsweetened cocoa powder
1 egg yolk

Halve the peaches, remove the stones, scoop out some of the pulp with a spoon to create eight shells.
In a bowl combine the scooped out peach pulp with the sugar, the egg yolk, the cocoa powder and the crumbled amaretti biscuits. Divide the filling between the peaches.

Arrange the peaches on a baking tray and bake in a preheated oven at 160 ° C for half an hour.
Allow to cool, place in refrigerator and serve cold.




Pesche ripiene di amaretti e cacao

4 grosse pesche gialle
50 g di amaretti
50 g di zucchero
2 cucchiai di cacao amaro in polvere
1 tuorlo

Tagliate a metà le pesche, snocciolatele e con uno scavino togliete parte della polpa da creare 8 cestini
Amalgamate la polpa scavata con gli amaretti tritati, lo zucchero, il cacao e il tuorlo d’uovo. Suddividete il ripieno fra le pesche.

Disponete le pesche su una placca da forno e cuocete a forno già caldo a 160° C per mezz’ora circa.
Lasciare raffreddare, mettere in frigorifero e servire fredde. 



2012/08/16

Vicenza - II


Historical Notes – Part II
The long Venetian rule ended in 1797 with the arrival of the Napoleon troops. In 1813 the town was ceded to the Austrians. The people of Vicenza rebelled against Austrian rule in 1848, proclaimed the Provisional Government by adhering to the Venetian Republic, but the Austrian troops, commanded personally by Radetzky, returned in force and attacked the city at dawn on June 10. The Austrians imposed their government again until 1866, when Vicenza became part of the Kingdom of Italy.
During the First World War Vicenza was the headquarters of the Primo Corpo d’Armata (First Armed Guards) and the territory became the setting for one of the bloodiest phases in the war (Monte Grappa, Monte Pasubio and Altopiano di Asiago).
The Second World War severely affected the city, which was seriously damaged by Allied bombing. Particularly devastating was the bombing of March 18, 1945, when an air raid struck violently and repeatedly the city centre, causing destruction and fires: the dome of the Basilica itself, the symbol of Vicenza, caught fire and collapsed. 




Vicenza - Panorama

Cenni storici – Parte II
Il lunghissimo dominio veneziano terminò nel 1797 con l’arrivo delle truppe di Napoleone. Nel 1813 la città venne ceduta agli Austriaci. I vicentini si ribellarono alla dominazione austriaca nel 1848, proclamando il Governo Provvisorio e aderendo alla Repubblica Veneta, ma le truppe austriache, comandate personalmente da Radetzky, ritornarono in forze e attaccarono la città all’alba del 10 giugno. Il governo austriaco si impose nuovamente fino al 1866, anno in cui Vicenza  entrò a far parte del Regno d’Italia.Nel corso della Grande Guerra, Vicenza fu sede del Comando della prima armata; la provincia fu teatro della “Strafexpedition” del 1916 e di epiche battaglie sul Grappa, sul Pasubio e sull’Altopiano di Asiago. La Seconda  Guerra Mondiale  colpì gravemente la città, che fu danneggiata seriamente dai bombardamenti alleati. Particolarmente devastante il bombardamento del 18 marzo 1945, quando un’incursione aerea colpì con violenza e ripetutamente il centro storico, provocando distruzione e incendi: la cupola stessa della Basilica, simbolo di Vicenza, si incendiò  e crollò. Dopo la fine del conflitto, fu iniziata in tempi rapidissimi la ricostruzione per restituire al centro storico e all’intera città il suo aspetto originario. 



Vicenza and World War I
The Great War involved Italy actively from May 24, 1915 to November 4, 1918. During this long period, the north-eastern part of the country, including the Veneto,  became a great battlefield.
On the territory of Vicenza, one of the fronts of the war was Mount Pasubio, which at the time marked the political border between Italy and Austria-Hungary. For this reason, Mount Pasubio played a strategic role, becoming "the most contested mountain of all the Alpine front."
The two armies positions were very close and on the mount’s rocky summit plateau, covering an area of just 200 metres in length and 80 of width, 10.000 young soldiers of both sides died only a few metres from each other. The hostile nature also contributed to exacerbate this huge ordeal. The cold winters with temperatures down to 35°C below zero and heavy snow up to 10 metres made it prohibitively difficult to access the mountain and, furthermore, landslides and avalanches buried whole units of soldiers.
The mount was a crucial stronghold for the Italians. They had to hold it but their supply lines to the mountain were being shelled by the Austrians. With the primary purpose, therefore, of bringing supplies to the forefront of the Italian army that was fighting on the rough and hard to serve side of Mount Pasubio,  in March 1917 the construction of  the “Strada delle 52 gallerie” (the road of the 52 tunnels) was begun.  
The realization of this masterpiece of military engineering, which ended in November 1917, was defined as an "enterprise of the giants, that equals no other work on the entire European front” and a "miracle of courage and a work of incomparable grandeur."
This narrow mountain trail winds its way up Mount Pasubio passing through 52 tunnels. It starts at  Bocchetta Campiglia (1219 metres) and arrives at le porte del Pasubio (1934 metres), crossing the southern side of the mountain, which was located  away from the Austrian artillery.

Today these war sites are  considered sacred zones. Trenches, shell craters and military constructions can still be seen. Remains of forts and military observatories, both Italian and Austrian, are visible on the peaks of mountains. Everywhere, ossuaries and shrines, built to commemorate the dead, are an invitation for reverence and  silence. 

The Mount Pasubio tunnel trail is a beautiful hike with breathtaking views and it is an exceptional opportunity for those who wish to combine mountain hiking and knowledge of history. The narrow road overcomes 800 metres of altitude, going over vertical walls, steep ravines, rock towers and narrow bridges and is only allowed for hiking.   Hiking and climbing along the front of World War I is a memorable experience and a fascinating way to feel the heart and the soul of the place.






Vicenza e la Prima Guerra Mondiale
La Grande Guerra coinvolse attivamente l’Italia dal 24 maggio 1915  al 4 novembre 1918. In questo lungo periodo la parte nord-orientale del paese, con al centro il Veneto, si trasformò in un grande campo di battaglia.
Sul territorio di Vicenza, uno dei fronti della guerra è stato il Monte Pasubio, che all'epoca segnava il confine politico tra l'Italia e l'Austria-Ungheria. Per questo motivo il Monte Pasubio ricoprì un ruolo strategico eccezionale, diventando “la montagna più accanitamente contesa fra tutte sul fronte alpino”. 
Il Pasubio divenne così “la montagna dei diecimila morti”. Su una superficie di 200 metri di lunghezza per 80 di larghezza morirono, a pochi metri di distanza, 10.000 ragazzi appartenenti agli eserciti italiano e austro-ungarico. 
I combattimenti erano estremamente tragici  e  spietati e ad inasprire questo immenso calvario contribuì anche la natura ostile che si accanì con terribili avversità.  Gli inverni rigidi con temperature fino a 35 gradi sotto zero e le abbondanti nevicate anche fino a 10 metri rendevano proibitivi i già difficili accessi al monte e frane e valanghe seppellirono interi reparti di soldati.



Con lo scopo primario di portare approvvigionamenti alla prima linea dell’esercito italiano che combatteva sul versante  più aspro e difficile da servire  del Pasubio, nei primi mesi del 1917 iniziarono i lavori di costruzione della “strada delle 52 gallerie” e terminarono nel novembre dello stesso anno.
Vero e proprio capolavoro di ingegneria militare, la sua realizzazione è definita una "impresa dei giganti, che nessun'altra opera eguaglia su tutto il fronte europeo" e un "miracolo  di ardimento e lavoro di incomparabile grandiosità".
La strada si snoda fra Bocchetta Campiglia (1219 metri) e le porte del Pasubio (1934 metri), attraversando il versante meridionale del monte, che era situato al riparo dal tiro dell’artiglieria  austriaca. 


In questi luoghi di guerra, considerati sacri, ancora oggi  si possono vedere le  trincee e i crateri scavati dalle granate. Sulle vette delle montagne sono visibili  i resti degli osservatori e dei forti militari, sia italiani che  austriaci. Ossari e sacrari, sparsi su tutto il territorio per ricordare i morti,  invitano alla riverenza e al silenzio.

La Strada delle 52 Gallerie è una passeggiata spettacolare e un po’ impegnativa (2, 3 ore di cammino). Il dislivello è di circa 800 metri  e offre panorami mozzafiato. Se il tempo lo permette, dall’alto si può vedere il mare Adriatico. Dopo numerosi incidenti, le biciclette sono severamente vietate lungo tutto il percorso. E’ bene munirsi di torcia elettrica in quanto alcune gallerie sono lunghe e piuttosto buie.  Questa passeggiata combina  l’amore per l’escursionismo e la conoscenza della storia ed è un modo affascinante di vivere il cuore e l’anima di questa zona sacra.


 



             The  valley of Posina - La vallata di Posina


In the valley east of Mount Pasubio we find the small town of Posina with just 600 inhabitants, renowned for its potatoes which are grown at altitudes ranging from 400 to 1,000 metres
In the valley the culinary specialty are the wonderful potato gnocchi. In fact, restaurants and trattorias in the area offer gnocchi, strictly homemade,  all year round.
When I go to Posina I eat at the “Il Garibaldino” Restaurant which offers good, simple food in a rustic setting. Here you can taste the gnocchi with 13 different sauces (with smoked cheese,  with walnuts, with peppers ...) and they’re always delicious!
When I prepare the gnocchi at home I usually use a simple meat sauce to accompany them.

Serves 4
½ onion
1 small carrot
½ stalk of celery
½ cup of extra virgin olive oil
300 g minced meat (pork and beef)
½ cup dry white wine
200 g peeled tomatoes
1 cup tomato puree
Salt and pepper

Chop the onion, celery and carrot and fry with the oil over low heat. Cook for about 5 minutes or until the vegetables begin to soften. Raise the heat and add the meat and let cook together, stir and blend in well. Once the meat has lost its red colour deglaze with the wine and then add the tomato puree, the peeled tomatoes,  salt and pepper. If you want a spicier taste you can also add some grated nutmeg. Stir well and reduce the heat to a simmer, cover and let cook for approximately 2 hours. If during the cooking process the sauce needs to be diluted, add a few tablespoons of hot water. Stir and taste the sauce from time to time and when the sauce is close to done  uncover the pan for the water to evaporate.




Scendendo dal Pasubio, nel fondovalle ad est,  troviamo  il piccolo paese di  Posina di appena 600 abitanti, rinomato per alcuni prodotti tipici  tra cui la patata che viene coltivata ad una altezza variabile da 400 a  1.000 metri.
Nella vallata la specialità culinaria sono gli squisiti gnocchi di patate. Infatti, i ristoranti e le trattorie della zona offrono gli gnocchi, rigorosamente casalinghi, in tutti i periodi dell’anno.
Io li mangio presso il Ristorante “Il Garibaldino” che offre una cucina buona e semplice in un ambiente rustico. Qui si possono assaggiare gli gnocchi conditi con 13 diversi condimenti (con  ricotta affumicata, con le noci, con i peperoni…) e sono tutti ottimi! 
Quando preparo gli gnocchi a casa di solito li condisco semplicemente con del ragù di carne. 

Per 4 persone
½ cipolla
1 piccola carota
½ gambo di sedano
½ bicchiere di olio extra vergine d’oliva
300 g macinato misto (maiale e manzo)
½ bicchiere vino bianco secco
200 g polpa di pomodori maturi o pelati di pomodoro
1 bicchiere di passata di pomodoro
Sale e pepe

Tritate la cipolla, il sedano e la carota e fatte soffriggere  assieme all’olio a fuoco basso. Aggiungete la carne e lasciate rosolare assieme al trito di verdure mescolando il tutto. Sfumare con il vino e successivamente unire la passata di pomodoro, i pelati, il sale e il pepe. Se desiderate un gusto più deciso potete aggiungere anche  una grattugiata di noce moscata. Tempo di cottura circa 2 ore a fuoco lento e a pentola coperta. Se durante la cottura ci sarà bisogno di diluire il sugo, aggiungere qualche cucchiaiata d’acqua calda. Il sugo va controllato e assaggiato di tanto in tanto e  quando è quasi pronto la pentola va scoperchiata per far evaporare l’acqua.



The gnocchi are a simple and hearty dish that fits any kind of sauce. Their preparation is not elaborate, but not even so simple. I still remember my first experience: a disastrous failure! At that time, I cooked pasta instead. The fact is that if you put too much flour the gnocchi are tough and they taste too floury, if you add too little flour they are sticky and difficult to make. It all depends on the potato; those suitable for the gnocchi are the ones with white paste. However, with a little practise and perseverance you can succeed. 

Gnocchi for 4 people

800 g of white paste potatoes
200 g of flour
1 egg
Pinch of salt

Boil the potatoes in salted water with the peel, peel, mash and let cool. Pour out the puree on the pastry board and add the flour, egg and salt. Knead quickly, the dough should be soft and smooth.
Sprinkle the work surface and the dough with other flour.  With the rolling pin spread out the dough and then cut into pieces and form sticks as thick as a finger (roll with your hands). Cut the sticks into pieces about 3 cm long. At this point you can choose to leave them this way, or crush them lightly with the thumb against a grater or the tines of a fork with a rolling motion to create a small concavity. Align them on a floured cloth and then leave them to dry, keeping them well separated from each other to prevent them from sticking. When the salted water boils, drop the gnocchi a few at a time to avoid damaging them. The gnocchi will fall to the bottom of the pot.  Remove them from the water with a skimmer when they come up to the surface and drain thoroughly, do not drain the gnocchi in a colander as you would do with pasta. Gnocchi are very soft and may be damaged. Put them in individual plates, pour the meat sauce on the them and sprinkle with some grated parmesan cheese. 







Gli gnocchi costituiscono un piatto molto semplice e sostanzioso che si adatta ad ogni tipo di condimento. La loro preparazione non è elaborata ma neppure tanto semplice. Ricordo ancora la mia prima esperienza: un disastroso fallimento! In quel occasione ho ripiegato sugli spaghetti. Il fatto è che se si mette troppa farina gli gnocchi  vengono duri e sanno troppo di farina se, se ne mette poca, sono appiccicosi e difficili da fare e a contatto con l’acqua si sfaldano; insomma tutto dipende dalla patata. Quelle adatte per gli gnocchi sono a pasta bianca.  Ad ogni modo con un po’ di pratica e perseveranza si può riuscire nell’impresa.



Gnocchi per 4 persone

800 g di patate bianche
200 g di farina 

1 uovo
Pizzico di sale

Lessare le patate in acqua salata con la buccia; sbucciarle, passarle nello schiacciapatate e lasciar raffreddare. Versare la purea sulla spianatoia e unirvi la farina, l’uovo e il sale. Impastate velocemente; l’impasto deve risultare soffice ed omogeneo.
Spolverizzare la spianatoia e l’impasto con dell’altra  farina. Con il mattarello stendete un po' l'impasto e dividete l’impasto in tanti pezzi per formare dei bastoncini dello spessore di un dito. Tagliare i bastoncini in pezzetti lunghi circa 3 cm. A questo punto a scelta potete lasciarli così, oppure schiacciarli leggermente col pollice contro una grattugia oppure sui rebbi di una forchetta per dar loro la forma caratteristica del gnocco. Allinearli quindi su un canovaccio infarinato per lasciarli asciugare, tenendoli ben separati l’uno dall’altro perché non si attacchino. Lessare, pochi per volta, in abbondante acqua salata gli gnocchi, levarli dall’acqua con la schiumarola non appena vengono a galla e metterli nei singoli piatti. Condire ogni porzione con il ragù e una manciata di parmigiano grattugiato. 



          "Il Garibaldino's"  gnocchi with basil pesto sauce
           Gnocchi al pesto del Ristorante "Il Garibaldino"

2012/08/12

The tears of St. Lawrence


The night of St. Lawrence, the night of the falling stars

On the night of St. Lawrence  on August 10, the sky touches the Earth in a delicate and romantic way.
From ancient times this night is dedicated to the martyrdom of St. Lawrence, who is buried in the Basilica of San Lorenzo in Rome since  the third century, and the shooting stars are the tears shed by the saint under torture . In this night full of hope the tears of St. Lawrence come down to earth and according to tradition if you wish upon a falling star the wish will come true. I assure you that over the years I have wished upon the stars many times but never have my wishes come true. To be honest I feel an exciting  shiver when I manage to see a shooting star that I feel  more than  satisfied with just that.
Scientifically, the explanation is that in this period of the year in the northern hemisphere the Earth passes through the debris of comet Swift-Tuttle of the Perseus Constellation. The meteoroids get incinerated in our atmosphere, and the heated air creates the bright  streaks we see as meteors, or shooting stars.
Experts say that the best night to see this phenomenon in Italy is the night between August 12 and 13.


 Notte di San Lorenzo, notte di emozioni e brividi sotto le stelle

La notte del 10 agosto, la notte di S. Lorenzo, è diventata la notte dei desideri quando il cielo accarezza la terra romanticamente.
Da tempi lontani questa notte è dedicata al martirio di San Lorenzo che è sepolto nell’omonima basilica a Roma dal III secolo, e le stelle cadenti sono le lacrime versate dal santo durante il suo supplizio. In questa notte magica e carica di speranza le lacrime di San Lorenzo scendono sulla terra. Secondo la tradizione popolare nella notte di San Lorenzo i desideri si possono avverare se ad ogni stella cadente si pronuncia “Stella, mia bella stella, desidero che..” .
Vi assicuro che negli anni tante volte ho ripetuto la filastrocca ma i miei desideri non si sono mai avverati. Ad essere sincera provo un brivido emozionante quando vedo una stella cadente che già così mi sento appagata.
Scientificamente, la spiegazione è che in questo periodo dell'anno nell'emisfero settentrionale la Terra passa attraverso i detriti della cometa Swift-Tuttle della costellazione di Perseo. I meteoroidi vengono inceneriti nella nostra atmosfera, e l'aria riscaldata crea le striature luminose che vediamo come meteore, o stelle cadenti.
Gli esperti dicono che in Italia quest’anno la notte migliore per ammirare questo fenomeno è quella tra il 12 e il 13 agosto.

Raise your glasses on the night of St. Lawrence

The night of St. Lawrence is celebrated with good wine and other typical products of our land. The event is called “Calici di stelle” (Chalices of stars) and I think it’s a beautiful way to combine wine tasting with the observation of the starlit night. The  feast is held throughout Italy and is organized by the National Association of the “Cities of wine” together with the Union of Amateur Astronomers.
For us the nearest “Wine City” is Barbarano Vicentino which is only about 16 kilometres from Vicenza.  In this magical night we prefer reaching Barbarano via the Berici Hills because on these particularly starry nights the views up there are breathtaking.
After purchasing a glass (we use  the ones we bought some years ago) and paying for the wine tastings you start an eno-gastronomic tour which entitles you to taste excellent local wines and eat typical food in a warm summer atmosphere enlivened by good music.  



In alto i calici nella notte di San Lorenzo

Ogni anno, dal 1998,  nella notte di San Lorenzo si tiene la manifestazione “Calici di Stelle”, l’appuntamento che vede unire l’osservazione dei cieli e la degustazioni di vini,   organizzata in tutta Italia dall’Associazione nazionale Città del Vino insieme all’Unione italiana astrofili.
La Città del Vino a noi più vicina è Barbarano Vicentino che si trova a circa 16 km da Vicenza. Di solito raggiungiamo questo paese attraversando i colli Berici che di sera, soprattutto ora che il cielo è stellato, sono molto suggestivi.
Dopo l'acquisto di un calice e il pagamento per le degustazioni ci si avvia in un percorso eno-gastronomico che dà diritto ad assaggiare ottimi vini locali e mangiare piatti tipici in un'allegra atmosfera estiva, rallegrata da buona musica.

Barbarano and its wines

In this area of the province of Vicenza cultivation of the vine has ancient origins and the climate allows the growing  of the olive too. The extraordinary quality of local wines comes from the passion of generations of winegrowers who in 1982 founded the Consortium for the protection of the "D.O.C." wines of the Berici Hills.
In these limestone hills the characteristic vine is the Red Tocai which in this area is called "Berici Barbarano". This ruby coloured wine has a fruity taste and an intense aroma.
The other D.O.C. wines produced in this corner of the Berici Hills are: Chardonay, Sauvignon, Pinot Bianco, Garganega, Tai (white and red), Cabernet, Cabernet Reserve and Merlot. 
"La Strada del Vino" (the wine road) is an interesting route that winds through hills of vineyards in a rural setting of rare beauty. In this green heart of the Veneto, you can admire villas, villages, monasteries and hermitages in an almost pristine environment. 


Barbarano


Barbarano e i suoi vini

In questa zona della provincia di Vicenza la coltura della vite ha origini antiche e il clima permette anche la coltivazione dell’olivo. La straordinaria qualità dei vini del territorio nasce dalla passione di intere generazioni di vignaioli che nel 1982 hanno fondato il consorzio per la  tutela dei vini “D.O.C.”  dei Colli Berici.
In queste colline calcaree il vitigno caratteristico è il Tocai rosso che in questa zona prende il nome di “Colli Berici Barbarano”. Si tratta di un vino rosso di colore rubino, dal  profumo intenso e dal gusto fruttato.
Gli altri vini D.O.C. prodotti in  quest’angolo dei Colli Berici sono: Chardonnay, Sauvignon, Pinot bianco, Garganega, Tai (bianco e rosso), Cabernet, Cabernet riserva e Merlot.
Interessante e suggestivo l’itinerario  “La Strada del Vino” che si snoda ai piedi delle colline tra vigne e coltivazioni in un ambiente rurale di rara bellezza. In questo cuore verde del Veneto si possono ammirare ville, borghi, eremi e conventi in un ambiente quasi incontaminato. 


The Spritz

The Spritz aperitif is very popular in the Northeast of Italy. It seems to date back to when the Veneto Region was under the Hapsburg domination. Austrian soldiers used to drink their wine diluted with water because, for them, the Venetian wines were too alcoholic.  The name, in fact, derives from the German verb "spritzen", which means "to splash" (with water, in this case). In Venetian it is commonly referred to as "spriss, "spriz" or "sprissetto". Today the Spritz is prepared in various ways. There isn't an only recipe and it can vary from zone to zone, from bar to bar or simply according to one's taste. In Trieste the Spritz is still made with white wine and soda water, while in  the Veneto there are many variants. The way I like it is: gingerino or bitter (two non alcoholic sparkling aperitif drinks), prosecco or similar wine, a slice of orange and cubes of ice and "CIN CIN"!



                                  Spritz aperitif

Lo Spritz

Lo  Spritz è un aperitivo molto amato nel Nord-Est. Sembra sia nato nel periodo della dominazione Asburgica quando i soldati austriaci, non gradendo i vini veneti che per loro avevano una gradazione  alcolica troppo alta, ordinavano nelle osterie vino allungato con l'acqua. Il nome, infatti. deriverebbe  dal verbo tedesco "spritzen", che significa "spruzzare" (con acqua, in questo caso). In Veneto viene comunemente chiamato "spriss", "spriz" o "sprissetto". Oggi lo Spritz viene preparato in vari modi. Non ha una ricetta unica, può variare da zona a zona, da bar a bar o semplicemente a seconda del gusto personale. A Trieste è rimasto vino allungato con acqua, mentre in Veneto le varianti sono veramente tante. Io lo bevo semplicemente così: gingerino o bitter, prosecco o altro vino frizzante, una fetta di arancia e cubetti di ghiaccio e "CIN CIN"!